disinfezione acqua

 

La disinfezione dell'acqua si e' enormemente diffusa nel secolo scorso.

La maggiore quantita' di microorganismi patogeni è rimossa per mezzo di tecniche di trattamento delle acque, come coagulazione, flocculazione, sedimentazione e filtrazione.

Come fase finale dei trattamenti si usa aumentare la disinfezione di sicurezza dell'acqua potabile.
Il processo di disinfezione è applicato per combattere la contaminazione microbiologica che comprende: batteri, virus e cisti protozoarie.

L'efficacia del processo dipende dal disinfettante scelto, dalla tecnologia applicata e da numerose caratteristiche dell'acqua stessa (temperatura, pH, microrganismi contenuti, etc.).

I batteri coliformi totali sono utilizzati come indicatori, ovvero segnalano la possibile presenza di organismi patogeni, come ad esempio la Salmonella.

Negli studi batteriologici si considera come obiettivo l'inattivazione del 99% degli organismi indicatori mediante un'opportuna combinazione di concentrazione del disinfettante e tempo di contatto.

La clorazione è il metodo più usato in Italia per la disinfezione delle acque potabili.

La norma UNI EN 805 "Requisiti per sistemi di approvigionamento acque", prevede l'ipoclorito di sodio tra i prodotti chimici per la disinfezione dei sistemi di distribuzione dell'acqua.

I sottoprodotti originati dai processi di ossidazione e di disinfezione sono composti che si formano durante il trattamento dell'acqua come risultato della reazione tra le sostanze presenti nell'acqua da trattare e gli additivi.

La formazione di sottoprodotti dipende da alcune caratteristiche dell'acqua da trattare e dal processo di Trattamento.

La formazione dei DBP (disinfection by-products) deve essere controllata soprattutto nei processi di potabilizzazione e distribuzione delle acque superficiali.

Sotto il termine DBP, nel caso di trattamenti di clorazione, si includono centinaia di sostanze.

Esse possono essere raggruppate in tre categorie principali:

  •         composti che provocano potenziali effetti nocivi 
  •        composti organici che favoriscono la crescita microbica nell'acqua trattata
  •       composti che conferiscono all'acqua trattata sapori e odori sgradevoli.

IL RESIDUO NELLA RETE DI DISTRIBUZIONE

Per preservare la qualità microbiologica dell’acqua fino all’utenza (al rubinetto), si provvede a mantenere una certa concentrazione di disinfettante residuo che impedisca un’eventuale proliferazione batterica all’interno della rete di distribuzione stessa.

La presenza di disinfettante residuo nel sistema di distribuzione può incrementare la concentrazione dei DBP e di altri composti clorurati, che possono anche peggiorare le qualità organolettiche dell’acqua che beviamo (sapore, odore); inoltre esso può favorire l’interazione con i materiali a contatto con l’acqua (ad esempio tubature).

 

Anche se il processo di disinfezione può provocare la presenza di molecole in grado di causare effetti a lungo termine sulla salute dei consumatori, non si può fare a meno della disinfezione se si vogliono prevenire rischi molto più gravi dovuti ad agenti patogeni presenti nell’acqua potabile.

Questo concetto viene ribadito anche dall'OMS.

Riguardo alla formazione dei sottoprodotti di disinfezione, la Commissione Europea della UE afferma che : "Il rischio diretto e immediato per la salute e per la vita provocato dalla presenza nelle acque di microrganismi patogeni rende impensabile l’abbandono dei processi di disinfezione.

I valori parametrici proposti per i sottoprodotti di disinfezione non possono essere pertanto così restrittivi da compromettere la possibilità del processo di disinfezione stesso".

La  disinfezione dell'acqua puo' essere realizzata con diversi disinfettanti. Skid

Esempi sono:

Cloro
Ipoclorito di sodio
Diossido di cloro
Cloroammine
Perossido di idrogeno
Ionizzazione con argento/rame


 

IL TRATTAMENTO CON RAGGI ULTRAVIOLETTI

sacco wt uv disinfezione

La maggior parte dei disinfettanti di tipo chimico che vengono utilizzati per il trattamento di potabilizzazione delle acque modifica le caratteristiche organolettiche, facendo assumere all'acqua gusti ed odori che possono disturbare il consumatore.

Accanto ai metodi chimici vi sono però anche metodi fisici per il trattamento delle acque, come il trattamento con raggi ultravioletti (UV) o la filtrazione su membrana (osmosi inversa).

Quest'ultima permette di trattenere (e quindi separare dall'acqua) particelle, batteri e virus e non crea sottoprodotti, ma comprende dei costi di gestione e di investimento molto alti.

Il trattamento con UV invece presenta bassi costi di investimento e di esercizio; neanche in questo caso si riscontrano sottoprodotti perchè gli UV (trattamento fisico, non chimico) interagiscono con il DNA e l'RNA dei microrganismi, alterandoli.

I raggi UV fanno parte dello spettro elettromagnetico e sono posti fra la luce visibile e i raggi X.

Tra i raggi ultravioletti si possono distinguere gli UV-C, che hanno un'azione microbicida, (lunghezza d'onda di 265 nm corrispondente alla distruzione degli acidi nucleici).

Per trattare acque contaminate da composti organici si utilizzano preferibilmente lampade a media ed alta pressione.

Una determinata dose UV può essere ottenuta con un'elevata potenza e tempi di contatto breve, oppure installando lampade a minor potenza e aumentando il punto di contatto. La dose di UV è influenzata dall’invecchiamento delle lampade, che comporta una diminuzione dell'energia emessa e dalla presenza nell’acqua di alcuni minerali disciolti.

I raggi UV agiscono, come già visto, sugli acidi nucleici: possono denaturare il DNA e inattivare l'RNA, rendendo i microrganismi incapaci di replicarsi, oppure possono provocare effetti letali.

Il trattamento con UV può quindi essere utilizzato per depurare le acque da batteri e virus senza aggiunta di sostanze chimiche.

I dosaggi di radiazione sono applicati con intensità diverse a seconda delle caratteristiche dell'acqua da trattare e della qualità che si vuole ottenere.

Per impedire che i microrganismi tornino ad inquinare l'acqua, è necessario che la dose di raggi UV sia tale da causare danni notevoli al DNA, in modo che non possa procedere alla ricostruzione cellulare.

Per le acque potabili, che sono trasportate in condotti non esposti alla luce, il pericolo della ricomparsa dei microrganismi è molto ridotto.

 

debatterizzatori d'acqua a raggi ultravioletti sono indicati in particolare per:

  • disinfezione acqua di pozzo
  • acqua proveniente cisterna
  • disinfezione di acque di sorgenteche presentino inquinamento di tipo micro biologico come virus, batteri ( es. escherichia coli, coliformi, etc. ) e altri micro organismi di vario tipo, muffe e spore, etc.
  • post trattamento acqua,come ad esempio a valle di impianti di filtrazione a carboni attivi, unità ad osmosi inversa, etc.
  • disinfezione acqua di alimento impianti ad osmosi inversa
  • disinfezione di sicurezza per acque d'acquedotto

Le dimensioni ed i consumi elettrici dell'impianto variano  in funzione della portatad'acqua da trattare: la linea parte da semplici sistemi sottolavello ad unità di grande portata.

Vi invitiamo a contattarci per individuare il modello di debatterizzatore avente le caratteristiche idonee al Vs. caso specifico.